L’esilio
e le difficoltà non facevano che fortificare la loro fede e il
loro amore. Confidavano nelle promesse di Dio, ed Egli non veniva meno
nell’ora del bisogno. I suoi angeli stavano al loro fianco per proteggerli
e per incoraggiarli. Quando parve loro che la mano di Dio indicasse sull’opposta
sponda dell’oceano una terra dove avrebbero potuto trovare una più
adatta sistemazione e lasciare ai propri figli il prezioso retaggio della
libertà, essi seguirono senza esitazione il sentiero tracciato
dalla Provvidenza.
Dio aveva permesso le prove perché per mezzo
loro il suo popolo potesse meglio prepararsi all’attuazione del
suo proposito. Si, la chiesa era stata umiliata, ma per essere poi esaltata;
e l’Eterno si accingeva, ora, a manifestare la sua potenza in favore
di essa per dare al mondo una nuova dimostrazione che Egli non abbandona
mai chi si confida in lui. Egli aveva diretto gli eventi in modo che l’ira
di Satana e le macchinazioni degli uomini contribuissero all’affermazione
della sua gloria oltre che a condurre il suo popolo in un luogo sicuro.
Persecuzioni ed esilio prepararono il cammino verso la libertà.
Separatisi dalla chiesa anglicana, i puritani si erano
uniti in un solenne patto come libero popolo di Dio, impegnandosi a “camminare
in tutte le vie che l’Eterno aveva e avrebbe ancora fatto conoscere”
J. Brown, The Pilgrim Fathers, p. 74. Questo era il vero spirito della
Riforma, il principio vitale del Protestantesimo che i Pellegrini portarono
seco quando lasciarono l’Olanda per stabilirsi nel Nuovo Mondo.
Giovanni Robinson, loro pastore, provvidenzialmente impedito di accompagnarli,
nel suo discorso di addio agli esuli disse loro: << Fratelli, noi
stiamo per separarci, e Dio solo sa se vivrò abbastanza per vedervi
ancora. Nondimeno, o che il Signore permetta un nuovo incontro o che non
lo permetta, io vi scongiuro, davanti all’Onnipotente e davanti
ai suoi santi angeli, di seguirmi nella misura in cui io ho seguito menti
di sua scelta, siate pronti ad accettarle con la stessa prontezza con
la quale voi accettereste ogni nuova luce che vi giungesse per mezzo del
mio ministero, perché io sono persuaso che Egli farà scaturire
dalla sua Parola, altre verità e altre luci >> Martyn, vol.
5, p. 70.
<< Da parte mia, non potrò mai deplorare abbastanza lo stato
delle chiese riformate: esse sono giunte a un punto statico in materia
di religione e ricusano di compiere fosse pure un solo passo oltre a quelli
fatti dalle loro guide spirituali. Infatti, non è possibile indurre
i luterani a fare un passo in più rispetto a Lutero… I calvinisti,
lo sapete benissimo, rimangono ancorati dove li lasciò Calvino,
il grande uomo di Dio. Egli non poteva vedere e conoscere tutto. E’
una realtà che addolora, perché sebbene quegli uomini [i
riformatori] fossero per il loro tempo delle lampade ardenti e risplendenti,
non furono, né del resto lo potevano essere, in condizione di sviscerare
l’intero consiglio di Dio. Se essi vivessero oggi, accetterebbero
le nuove luci con lo stesso slancio col quale accettarono la luce allora
>> D. Neal, History of the Puritans, vol. 1, p. 269.
<< Ricordatevi del vostro patto col quale avete permesso di camminare
in tutte le vie che il Signore vi ha rivelato o vi rivelerà. Ricordatevi
della promessa che avete fatta a Dio, e gli uni agli altri, di accettare
ogni luce e ogni verità che Egli vi ha fatto conoscere o che ancora
potrà mostrarvi nella sua Parola. Fate attenzione, però,
ve ne scongiuro, a ciò che accogliete come verità! Esaminate,
valutate, confrontate ogni cosa possibile che il mondo cristiano, solo
di recente uscito dalle fitte tenebre anticristiane, sia pervenuto di
colpo alla pienezza della luce >> Martyn, vol. 5, pp. 70,71. Fu
l’amore della libertà di coscienza a spingere i Padri Pellegrini
ad affrontare i pericoli di un lungo viaggio in mare, a sopportare privazioni,
pericoli di un paese deserto, e a gettare, con l’aiuto di Dio, le
basi di una potente nazione sulle sponde americane. Eppure, sebbene onesti
e timorati di Dio, i Padri Pellegrini non conoscevano ancora in pieno
i grandi princìpi delle libertà religiosa, e perciò
non erano molto propensi ad accordare agli altri quella libertà
alla quale avevano tutto sacrificato.
<< Anche fra i più eminenti pensatori e moralisti del diciassettesimo
secolo, erano pochi coloro che avevano un esatto concetto del principio
contenuto nel Nuovo Testamento, principio secondo il quale in materia
di fede solo Dio è giudice >> Idem, p. 297. L’idea
che l’Eterno ha dato alla chiesa il diritto di dominare sulle coscienze,
di definire e di punire l’eresia, è l’errore papale
maggiormente radicato. I riformatori, pur rigettando il credo di Roma,
non seppero liberarsi completamente dal suo spirito di intolleranza. Purtroppo
le fitte tenebre nelle quali il papato aveva immerso il mondo cristiano,
non erano ancora state del tutto dissipate. Uno dei ministri più
in vista della baia del Massachusetts diceva: << E’ stata
la tolleranza a rendere il mondo anticristiano. La chiesa non ha mai dovuto
lagnarsi della sua severità verso gli eretici >> Idem, p.
335.
I colonizzatori adottarono questo principio: solo i
membri di chiesa avevano diritto di voto nel governo civile. Fu stabilita
una specie di chiesa di stato, e tutti furono invitati a contribuire al
mantenimento del clero. I magistrati, a loro volta, vennero autorizzati
a reprimere l’eresia. In tal modo il potere secolare finì
nelle mani della chiesa. E i frutti non tardarono a manifestarsi sotto
forma di persecuzione. Undici anni dopo la fondazione della prima colonia,
Roger Williams giunse nel Nuovo Mondo.
Come i primi Padri Pellegrini, egli veniva per godere
della libertà religiosa; ma a differenza di essi, egli la concepiva
in altro modo cioè che la libertà è diritto inalienabile
di tutti, indipendentemente dalle convinzioni religiose. Egli era un sincero
ricercatore della verità, e come Robinson riteneva impossibile
che tutta la luce della Parola di Dio fosse stata rivelata. << Williams
fu il primo, nella cristianità moderna a stabilire il governo civile
sul principio della libertà di coscienza e della uguaglianza delle
opinioni dinanzi alla legge >> Bancroft, parte I, cap. 15, par.
16.
Egli affermò che era diritto dei magistrati reprimere
il crimine, senza però opprimere la coscienza. << Il pubblico
e i magistrati possono decidere >>, egli diceva, << quello
che l’uomo deve ai propri simili; ma quando essi cercarono di prescrivere
i doveri dell’uomo nei confronti di Dio, esorbitano dai loro diritti
e aboliscono ogni sicurezza. Se tale potere viene conferito ai magistrati,
questi possono stabilire oggi un credo, domani un altro, come del resto
è accaduto sotto vari re e regine d’Inghilterra, e come hanno
fatto confusione in tutte le credenze >> Martyn, vol. 5, p. 340.
La frequenza delle funzioni religiose della chiesa stabilita
era obbligatoria, sotto pena di multa e di carcere. << Williams
disapprovò questa legge poiché il peggiore articolo del
codice legislativo britannico era proprio quello che imponeva di frequentare
la chiesa parrocchiale. Costringere gli uomini a unirsi, nella celebrazione
del culto, con persone che non condividevano le loro credenze, era da
considerarsi come aperta violazione dei loro diritti naturali. D’altra
parte, imporre di partecipare al culto agli irreligiosi e a quanti non
intendevano assistervi, significava incoraggiare l’ipocrisia…”Nessuno
dovrebbe essere costretto, contro la propria volontà a partecipare
al culto o a contribuire per il mantenimento di esso”, diceva Williams.
”Che cosa?!”, replicavano i suoi oppositori,
sorpresi dalle sue dichiarazioni,”forse che l’operaio non
è degno della sua mercede?”. “Si”, ribatteva
Williams,”però da parte di coloro che lo impiegano”
>> Bancroft, parte I, cap. 15, par. 2. Roger Williams era rispettato
e amato come fedele ministro del Vangelo. Le sue qualità, la sua
integrità, la sua spontanea benevolenza gli avevano assicurato
il rispetto della colonia. Però la sua opposizione al diritto dei
magistrati di esercitare l’autorità sulla chiesa e la sua
difesa della libertà religiosa non potevano essere tollerate.
Si diceva che l’applicazione di questa nuova dottrina avrebbe “minato
le basi del governo del paese” Idem, parte I, cap. 15, par. 10.
Condannato al bando, egli dovette lasciare le colonie, fuggire in pieno
inverno per sottrarsi all’arresto, e rifugiarsi nella foresta vergine.
“Per quattordici settimane”, egli racconta, “andai errando,
affrontando i disagi della stagione rigida, senza pane e senza tetto”.
Ma “i corvi mi nutrirono nel deserto”, e un albero cavo gli
servì spesso da riparo (Martyn, vol. 5, pp. 349,350). Questa fu
la sua odissea in mezzo alla neve, in piena foresta, fino a che non trovò
ospitalità presso una tribù di indiani dei quali egli seppe
conquistare la fiducia e l’affetto sforzandosi di insegnare loro
le verità del Vangelo. Proseguendo il suo cammino, dopo mesi e
mesi di peripezie, egli raggiunse la baia di Narraganest, dove gettò
le basi del primo stato dei tempi moderni che riconobbe, nel pieno senso
della parola, il diritto alla libertà di coscienza.
Il principio fondamentale della colonia di Roger Williams
era che “ogni uomo deve essere libero di adorare Iddio secondo la
luce della propria coscienza” Idem, vol. 5, p. 354. Il piccolo stato
di Rhode Island era destinato a diventare l’asilo degli oppressi,
e andò progressivamente crescendo e prosperando sì che i
suoi principi fondamentali – libertà civile e religiosa –
diventarono la pietra angolare della Repubblica Americana. Nella dichiarazione
di indipendenza, grande documento di cui hanno fatto la magna carta della
libertà, i fondatori della grande Repubblica affermano: “Noi
stimiamo che queste verità siano evidenti di per se stesse: tutti
gli uomini sono stati creati uguali e tutti sono stati dotati dal loro
Creatore di determinati diritti inalienabili fra cui la vita, la libertà
e la ricerca della felicità”.
La Costituzione americana garantisce, nei termini più
espliciti, la inviolabilità della coscienza. “Nessuna formalità
o credenza di carattere religioso potrà essere richiesta come qualifica
per un qualsiasi ufficio di pubblica responsabilità negli Stati
Uniti”. “Il congresso non voterà nessuna legge relativa
allo stabilimento di una religione o al divieto del libero esercizio di
essa”. “I compilatori della Costituzione riconobbero l’eterno
principio secondo cui rapporti dell’uomo con Dio sovrastano ogni
legislazione umana, e i diritti della coscienza sono inalienabili. Non
era necessario discutere per stabilire tale verità, di cui ciascuno
è cosciente nel proprio intimo. Questa certezza, sfidando le leggi
umane, ha sostenuto tanti martiri nella tortura e in mezzo alle fiamme.
Essi sentivano che i loro doveri verso Dio erano superiori alle imposizioni
umane, e che nessuno aveva il diritto di coartare la loro coscienza. Questo
è un principio insito nell’uomo, perciò insopprimibile”
Congressional Documents (U.S.A.) serie 200, documento 271.
Non appena in Europa si venne a sapere che esisteva
una terra dove l’uomo poteva godere in pace il frutto del proprio
lavoro pur ubbidendo alle convinzioni della propria coscienza, migliaia
di persone varcarono l’Atlantico e raggiunsero il Nuovo Mondo. Le
colonie si moltiplicarono rapidamente. “Il Massachusetts, con una
legge speciale offriva libera accoglienza e aiuto a spese pubbliche a
quei cristiani di qualsiasi nazionalità che avevano varcato l’oceano
per”sottrarsi alla guerra, alla fame e all’oppressione dei
persecutori”. In tal modo i fuggiaschi e gli oppressi, per questo
statuto, vennero accolti come graditi ospiti dello stato” Martyn,
vol. 5, p. 417.
Nel corso dei venti anni trascorsi dal primo sbarco
dei Padri Pellegrini a Plymouth, migliaia e migliaia di altri pellegrini
si stabilirono nella Nuova Inghilterra. Per raggiungere lo scopo che si
erano prefissi, “essi si accontentavano di guadagnare il necessario
con un’esistenza laboriosa e frugale. Dal suolo nulla chiedevano
se non il ragionevole frutto del lavoro compiuto. Nessuna aurea visione
veniva a gettare ingannevoli bagliori sul loro cammino… Si accontentavano
del lento ma sicuro progresso del loro ordinamento sociale, e sopportavano
con pazienza le privazioni della vita in quella regione poco popolata,
innaffiando con le lacrime e col sudore l’albero della libertà,
affinché esso mettesse profonde radici. La Bibbia era considerata
il fondamento della fede, la fonte della saggezza, la magna carta della
libertà. I suoi princìpi erano diligentemente insegnati
a scuola, a casa, in chiesa, e i frutti potevano essere osservati nell’attività,
nell’intelligenza, nella purità e nella temperanza. Si potevano
passare anni nelle zone occupate dai puritani << senza vedere un
ubriaco, senza udire un’imprecazione, senza incontrare un mendicante
>> Bancroft, parte I, cap. 19, par 25.
Questo indicava che i princìpi biblici erano
la migliore garanzia della grandezza nazionale. Le colonie, un tempo deboli
e isolate, si svilupparono a poco a poco e formarono una confederazione
di stati potenti. Il mondo, stupido, ammirò la pace e la prosperità
di << una chiesa senza papa e di uno stato senza re >>.
Proseguivano, intanto, sulle coste americane, gli sbarchi di nuove moltitudini
che raggiungevano il Nuovo Mondo animate da motivi ben diversi da quelli
dei primi Padri Pellegrini. Sebbene la fede e la purezza primitive continuassero
a esercitare il loro beneficio influsso, nondimeno la loro azione si andava
gradatamente affievolendo a mano a mano che aumentava il numero di coloro
che cercavano solo dei vantaggi materiali. La regola adottata dai primi
colonizzatori di permettere solo ai membri di chiesa di esercitare il
diritto di voto e di poter accedere alle cariche pubbliche, ebbe conseguenze
perniciose. Tale misura era stata adottata per la salvaguardia dello stato;
purtroppo, invece, essa determinò la corruzione in seno ala chiesa.
In che modo? Dato che una semplice professione di religione era sufficiente
per aspirare a una carica civile, molti, unicamente spinti da interessi
personali, si unirono alla chiesa senza un cambiamento del cuore, e a
poco a poco le comunità finirono con l’annoverare nel loro
seno un forte numero di inconvertiti. E quasi ciò non bastasse,
accadde che perfino nel ministero pastorale ci furono degli uomini i quali
non solo sostenevano errori dottrinali, ma addirittura ignoravano il significato
della potenza rigeneratrice dello Spirito Santo.
Si videro così di nuovo i malefici risultati
– tanto spesso deprecati nel corso della storia della chiesa, da
Costantino in poi – e dall’azione del braccio secolare per
sostenere il Vangelo di Colui che disse: “Il mio regno non è
di questo mondo!” Giovani 18:36. L’unione della chiesa con
lo stato, in qualunque forma, anche se pare attrarre il mondo verso la
chiesa, in realtà determina il risultato opposto: la chiesa finisce
inesorabilmente con l’essere attratta dal mondo. Il grande principio,
tanto nobilmente sostenuto da Robinson e da Roger Wiliams, che la verità
è progressiva e che i cristiani debbono essere disposti ad accettare
tutta la luce che può scaturire dalla Parola di Dio fu perduto
di vista dai loro discendenti.
Le chiese protestanti d’America – e anche
quelle d’Europa – così favorite dai benefici della
Riforma, non seppero proseguire lungo la via tracciata dai riformatori.
E’ vero che di quando in quando degli uomini si levavano per proclamare
nuove verità, come pure per denunciare i vecchi errori; però
le masse, imitando in questo l’esempio dei giudei al tempo di Cristo
e dei papisti al tempo di Lutero, non volevano accettare altra luce se
non quella nella quale i loro padri avevano creduto, e rifiutavano di
vivere diversamente di come questi erano vissuti.
La religione degenerò nel formalismo, e nella
chiesa si insinuarono errori e superstizioni che, altrimenti, sarebbero
stati eliminati se questa si fosse attenuta alla luce della Parola di
Dio. Lo spirito della Riforma si affievolì sempre più, e
nelle comunità protestanti cominciò a farsi sentire un bisogno
di riforma urgente come quello che era stato sentito nella chiesa romana
ai tempi di Lutero. Si notavano, purtroppo, la stessa mondanità,
lo stesso torpore spirituale, il rispetto delle opinioni umane e la sostituzione
di esse al Verbo di Dio.
La vasta diffusione della Bibbia all’inizio del
diciannovesimo secolo e la grande luce che in tal modo si era diffusa
nel mondo, non furono accompagnate da un adeguato progresso nella conoscenza
della verità rivelata e nella vita religiosa. Satana non poteva
più, come nel passato. Tenere celata al mondo la Sacra Scrittura
in quanto essa era ormai alla portata di tutti. Tuttavia, per conseguire
i suoi fini, egli cercò di indurre gli uomini a considerarla con
leggerezza.
Vi riuscì, perché la gente trascurava
di investigare le Scritture e continuava ad accettare le false interpretazioni
e ad amare le dottrine prive di fondamento biblico. Resosi conto che mediante
le persecuzioni non era riuscito a soffocare la verità, Satana
ricorse al compromesso che, in precedenza, aveva dato origine alla grande
apostasia e alla formazione della chiesa romana. Egli spinse i cristiani
a unirsi non già con i pagani, ma con quanti avevano dimostrato,
nel loro attaccamento al mondo, di essere degli idolatri pari agli adoratori
delle immagini. I risultati di questa unione non furono meno dannosi che
nel passato. Sotto forma di religione si manifestarono e si affermarono
l’orgoglio e le stravaganze. Le chiese non furono contagiate, Satana
poté continuare a pervertire le dottrine bibliche; tradizioni funeste
a milioni di persone, presero nuovamente radice e la chiesa le accettò
e le difese, anziché combatterle per “la fede che è
stata una volta per sempre tramandata ai santi”. Furono così
spazzati via quei princìpi per i quali i primi riformatori avevano
così spazzati via quei princìpi per i quali i primi riformatori
avevano così tanto e a lungo lottato e sofferto.
PROMESSE DEL RITORNO DI CRISTO.
Una delle più solenni e gloriose verità della Bibbia è
quella del secondo avvento di Cristo per il compimento della grande opera
della redenzione. Per il popolo di Dio, pellegrino in questa “valle
dell’ombra della morte”, la promessa dell’apparizione
di Colui che è “la risurrezione e la vita”, per condurre
a casa loro i redenti, costituisce una speranza beata e preziosa. La dottrina
del secondo avvento, del resto, rappresenta la nota dominante delle Sacre
Scritture. Dal giorno in cui la prima coppia, piena di amarezza, lasciò
il giardino dell’ Eden, i veri credenti hanno atteso l’arrivo
del Promesso, il quale sarebbe venuto a spezzare la potenza del male e
a ricondurre gli eletti nel paradiso perduto.
I santi uomini di Dio dell’antichità consideravano
l’atteso evento del Messia in gloria come la piena realizzazione
delle loro speranze. Enoc, settimo discendente di Adamo, contemplando
da lungi la venuta del Liberatore, dichiarò: “Ecco, il Signore
è venuto con le sue sante miriadi per far giudizio contro tutti”
Giuda 14. Il patriarca Giobbe, nell’ora più oscura della
sua grande afflizione, esclamò: “Io so che il mio Redentore
vive, e che nell’ultimo giorno egli si leverà sopra la polvere…
Vedrò con la carne mia Iddio… gli occhi miei lo vedranno,
e non un altro” Giobbe 19:25-27 (D).
La venuta di Cristo per inaugurare il suo regno di giustizia
ha ispirato le più sublimi e appassionate invocazioni degli scrittori
sacri. I poeti e i profeti della Bibbia ne hanno parlato con espressioni
infiammate di fuoco celeste. Il Salmista, alludendo alla potenza e alla
maestà del Re d’Israele, dichiarò: “Da Sion,
perfetta in bellezza, Dio è apparso nel suo fulgore. L’Iddio
nostro viene e non se ne starà cheto… Egli chiama i cieli
di sopra e la terra per assistere al giudizio del suo popolo” Salmo
50:2-4.
“Si rallegrino i cieli e gioisca la terra…
nel cospetto dell’Eterno; poiché Egli viene, viene a giudicare
la terra. Egli giudicherà il mondo con giustizia, e i popoli secondo
la sua fedeltà” Salmo 96:11-13. Il profeta Isaia esclamò:
“Svegliatevi e giubilate, o voi che abitate nella polvere! Poiché
la tua rugiada è come la rugiada dell’aurora, e la terra
ridarà alla vita le ombre” Isaia 26:19. (Un’altra versione
dice: “…la terra getterà fuori i trapassati”.
N.d.T.).
“(Egli) annienterà per sempre la morte;
il Signore, l’Eterno, asciugherà le lacrime da ogni viso,
torrà via di su tutta la terra l’onta del suo popolo, perché
l’Eterno ha parlato. In quel giorno, si dirà:”Ecco,
questo è il nostro Dio: in lui abbiamo sperato, ed egli ci ha salvati…
Esultiamo, rallegriamoci per la sua salvezza!” Isaia 25:8,9. Habacuc,
a sua volta, rapito in santa estasi contemplò l’apparizione
di Gesù e disse: “Iddio viene da Teman, e il santo viene
dal monte di Paran.
La sua gloria copre i cieli, e la terra è piena della sua lode.
Il suo splendore è pari alla luce; dei raggi partono dalla sua
mano; ivi si nasconde la sua potenza”. “Egli si ferma, e scuote
la terra; guarda, e fa tremar le nazioni; i monti eterni si frantumano,
i colli antichi s’abbassano; le sue vie sono quelle d’un tempo”.
Tu avanzi sui tuoi cavalli, sui tuoi carri di vittoria”. “I
monti ti vedono e tremano… l’abisso fa udire la sua voce,
e leva in alto le mani. Il sole e la luna si fermano nella loro dimora;
si cammina alla luce delle tue saette, al lampeggiare della tua lancia
sfolgorante”. “Tu esci per salvare il tuo popolo, per liberare
il tuo unto” Habacuc 3:3,4,6,8,10,11,13. Mentre si accingeva a separarsi
dai suoi discepoli, il Salvatore volle confortarli con la certezza del
suo ritorno:
“Il vostro cuore non sia turbato… Nella
casa del Padre mio ci sono molte dimore… Io vo a prepararvi un luogo;
e quando sarò andato e v’avrò preparato un luogo,
tornerò, e v’accoglierò presso di me, affinché
dove sono io, siate anche voi” Giovanni 14:1-3.
“Or quando il Figlio dell’uomo sarà
venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli, allora sederà
sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate dinanzi
a lui” Matteo 31,32.
Gli angeli attardatisi sul monte degli Ulivi dopo l’ascensione
di Gesù, rinnovarono ai discepoli la promessa del suo ritorno:
“Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in
cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare
in cielo” Atti 1:11.
L’apostolo Paolo, a sua volta, ispirato da Dio
dà la sua testimonianza” “Perché il Signore
stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e con la romba di
Dio, scenderà dal cielo” I° Tessalonicesi 4:16. Il veggente
di Patos, infine, dice: “Ecco, egli viene con le nuvole; ed ogni
occhio lo vedrà” Apocalisse 1:7.
Da questa venuta dipende la “restaurazione di
tutte le cose”, della quale “Iddio parlò per bocca
dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio” Atti 3:21.
Allora sarà definitivamente distrutto il millenario potere del
male, perché “il regno del mondo”, diventerà
“il regno del Signor nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà
ne’ secoli dei secoli” Apocalisse 11:15.
“Allora la gloria dell’Eterno sarà
rivelata, e ogni carne, ad un tempo, la vedrà” Isaia 40:5.
Il Signore, l’Eterno, farà germogliare la giustizia e la
lode nel cospetto di tutte le nazioni” Isaia 61:11. “L’eterno
degli eserciti sarà una splendida corona, un diadema d’onore
al resto del suo popolo” Isaia 28:5. Allora sotto tutti i cieli,
sarà stabilito per sempre il pacifico e tanto bramato regno del
Messia.
“Così l’Eterno sta per consolare
Sion, consolerà tutte le sue ruine; renderà il deserto di
lei pari ad un Eden, e la sua solitudine pari a un giardino dell’Eterno”
Isaia 51:3. “Le sarà data la gloria del Libano, la magnificenza
del Carmel e di Saron” Isaia 35:2. “Non ti si dirà
più “Abbandonata”, la tua terra non sarà più
detta “Desolazione, ma tu sarai chiamata “La mia delizia è
in lei”, e la tua terra “Maritata”… Come la sposa
è la gioia dello sposo, così tu sarai la gioia del tuo Dio”
Isaia 62:4,5.
La venuta del Signore ha rappresentato in tutti i tempi
la speranza dei suoi veri seguaci. La promessa del ritorno fatta dal Signore
ai discepoli al momento della sua ascensione dal Monte degli Ulivi, ha
illuminato l’avvenire dei credenti e ha sempre riempito i loro cuori
di una gioia e di una speranza che non possono essere estinte né
dal dolore, né dalle prove. In mezzo alla sofferenza e alla persecuzione,
l’apparizione del grande Iddio e Salvatore nostro Gesù Cristo”
è stata “la beata speranza”.
Quando i cristiani di Tessalonica erano rattristati
pensando ai loro cari scomparsi che avevano tanto sperato di vivere fino
al giorno dell’avvento di Gesù, l’apostolo Paolo, loro
maestro, li consolò parlando loro della risurrezione che avverrà
al ritorno del Salvatore. Allora i morti in Cristo risorgeranno, e insieme
con i viventi andranno incontro al Signore nell’aria. “E così”,
egli conclude, “saremo sempre col Signore”. Poi aggiunge:
“Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole” I°
Tessalonicesi 4:16-18. Sullo scoglio di Patmos, il diletto discepolo Giovanni
udì la promessa: “Sì, vengo tosto”; e la sua
risposta ardente esprime la preghiera della chiesa durante il suo pellegrinaggio:
“Vieni, Signor Gesù!” Apocalisse 22:20.
Dal carcere, dal rogo, dal patibolo dove i santi e i
martiri testimoniarono della verità, giunge a noi attraverso i
secoli l’espressione della loro fede e della loro speranza. “Certi
della sua personale risurrezione e perciò anche loro glorioso avvento”,
dichiara uno di questi cristiani, “essi non temevano la morte e
sapevano elevarsi al di sopra di essa” D. T . Taylor The Reign of
Christ on Earth: or, The Voice of the Church in All Ages, p. 33.
“Essi erano disposti a scendere nel sepolcro per
uscirne un giorno risorti e liberi… Aspettavano l’ora in cui
il Signore sarebbe sceso dal cielo sopra le nuvole, nella gloria del Padre
suo, per inaugurare il regno. I valdesi nutrivano la stessa fede. Wycliff
considerava l’apparizione del Redentore come la speranza della chiesa”
Idem, pp. 54, 132-134.
Lutero, a sua volta diceva: “Io sono persuaso
che il giorno del giudizio avverrà nel giro di trecento anni. Dio
non vuole, Dio non può sopportare oltre questo mondo così
empio”. “Si avvicina l’ora in cui il regno dell’abominazione
sarà annientato” Idem, pp. 158,134. “Questo vecchio
mondo è vicino alla sua fine”, diceva Zelantone. Calvino
esortava i cristiani a “non esitare a desiderare ardentemente il
girono dell’avvento di Cristo, come l’evento più auspicabile
di tutti”. Aggiungeva: “L’intera famiglia dei credenti
deve pensare a quel giorno l’alba del giorno in cui nostro Signore
manifesterà in pieno la gloria del suo regno” Idem, pp. 158-134.
Knox, il celebre riformatore scozzese, affermava: Nostro Signore non ha
forse trasportato la nostra carne nel cielo? Noi sappiamo che Egli ritornerà”.
Ridlev e Latimer, i quelli morirono per la causa della verità,
videro con l’occhio della fede la venuta del Signore. Ridley scriveva:
“Senza dubbio il mondo – lo credo e lo affermo - va verso
la fine. Con Giovanni servo di Dio, gridiamo con tutti il cuore al nostro
Salvatore: Vieni, Signor Gesù, vieni!” Idem, pp. 151,145.
“Il pensiero dell’avvento del Signore”, diceva Baxter,
“mi è dolce e mi riempie di gioia” Richard Baxter,
Works, vol. 17, p. 555. “Amare la sua apparizione e aspettare questa
beata speranza è opera della fede ed è anche la caratteristica
dei suoi santi.” “Se la morte sarà l’ultimo nemico
a essere vinto alla risurrezione, impariamo con quale ardore i credenti
dovrebbero desiderare e pregare per il secondo avvento di Cristo, quando
questa vittoria piena e definitiva sarà conseguita” Idem,
vol. 17, pp. 555,500.
I credenti dovrebbero bramare la venuta di questo giorno,
aspettarlo con impazienza e concentrare su esso la loro speranza, perché
esso segnerà l’adempimento dell’opera della redenzione
e il coronamento dei loro desideri e degli sforzi delle loro anime. Signore,
affretta questo giorno!” Idem, pp. 182,183.
Era questa la speranza della chiesa apostolica, della
“chiesa del deserto” e dei riformatori. La profezia predice
non solo il modo e lo scopo della venuta di Cristo, ma indica anche i
segni premonitori di essa. Gesù disse: “E vi saranno dei
segni nel sole, nella luna e nelle stelle” Luca:21:25.
“Il sole si oscurerà e la luna non darà
il suo splendore; e le stella cadranno del cielo e le potenze che sono
nei cieli saranno scrollate. E allora si il Figlio dell’uomo venire
sulle nuvole con gran potenza e gloria” Marco 13:24-26.
Il veggente di Patos così descrive il primo
segno che preannuncia il secondo avvento: “E si fece un gran terremoto;
e il sole divenne nero come un cilicio di crine e tutta la luna diventò
come sangue” Apocalisse 6:12.
Questi segni apparvero prima dell’inizio del diciannovesimo secolo.
In adempimento di questa profezia, si ebbe nel 1755 il più terribile
terremoto che a memoria d’uomo sia mai stato registrato. Quantunque
esso sia comunemente conosciuto come “terremoto di Lisbona”,
esso scosse violentemente una parte considerevole dell’Europa, dell’Africa
e perfino dell’America. Fu sentito in Groenlandia, nelle Indie Occidentali,
a Madera, in Svezia, in Norvegia, in Gran Bretagna, in Irlanda, su una
superficie di oltre sei milioni di chilometri quadrati. In Africa fu quasi
altrettanto violento che in Europa.
La città di Algeri fu notevolmente danneggiata.
Nel Marocco, un villaggio di otto - diecimila abitanti scomparve inghiottito
dal suolo. Una terribile mareggiata si abbatté sulle coste della
Spagna e dell’Africa, invadendo le città e provocando immani
distruzioni. Comunque fu nella Spagna e nel Portogallo che esso ebbe la
massima altezza. « Alcune delle più alte montagne del Portogallo
furono violentemente scosse; in molti casi si verificarono delle fenditure
sulle vette, sì che enormi blocchi di roccia si abbatterono sui
villaggi sottostanti, accompagnati da lingue di fuoco che scaturivano
dal suolo » Sir Charles Lyell, Principles of Geology, p. 495. A
Lisbona « si udì un rumore di tuono sotterraneo, immediatamente
seguito da una violenta scossa che ridusse in cumuli di macerie la maggior
parte della città. Nel giro di sei minuti ci furono sessantamila
morti. Il mare si ritirò lasciando a secco le sue rive per poi
rifluire e abbattersi, con onde gigantesche e con straordinaria violenza,
sulla città ». « Fra gli straordinari eventi verificatisi
a Lisbona, in quella spaventosa catastrofe va ricordata la scomparsa di
un molo di marmo, di recente costruzione e che era costato un’ingente
soma. Una folla immensa vi si era raccolta, stimandolo un luogo sicuro
contro i crolli delle case; ma ecco che all’improvviso esso sprofondò,
trascinando seco quanti vi erano sopra. Neppure una delle vittime fu più
ritrovata » Idem, p. 495. « Il terremoto fece crollare tutte
le chiese e tutti i conventi, quasi tutti i grandi edifici pubblici e
più di un quarto delle case. Circa due ore dopo la scossa tellurica,
il fuoco divampò in vari quartieri cittadini e imperversò
con tale violenza per quasi tre giorni che Lisbona fu completamente distrutta.
Il terremoto avvenne in giorno festivo (era il 1° novembre, festa
di Ognissanti. N. d. T .), quando chiese e monasteri erano gremiti di
persone.
Pochi furono i sopravvissuti » Enciclopedia Americana,
art. «Lisbona», ediz. 1831. « Il terrore era indescrivibile.
Nessuno però piangeva, perché non c’erano lacrime
sufficienti per simile tragedia. La popolazione, in preda al delirio,
correva qua e là battendosi il volto e il petto, come impazzita,
urlando ed esclamando: «Misericordia! È la fine del mondo!».
Le madri, dimentiche dei propri figli, correvano per le strade cariche
di crocifissi. Molte di esse si rifugiarono nelle chiese, ma a nulla valse
l’esposizione del sacramento; a nulla valse abbracciare gli altri:
immagini, sacerdoti, popolo: tutti furono travolti e sepolti in una immane
rovina.».
Si calcola che il numero delle vittime di quel giorno
nefasto sia stato di novantamila. Venticinque anni dopo apparve il secondo
segno indicato dalla profezia: l’oscuramento del sole e della luna.
La cosa fu ancora più singolare e impressionante per il fatto che
era predetta con precisione quasi cronologica. Nella sua conversazione
coi discepoli sul monte degli Ulivi, il Salvatore dopo aver descritto
il lungo periodo di prova che la chiesa doveva subire – i milleduecentosessanta
anni della persecuzione romana che, secondo la profezia sarebbero stati
abbreviati – parlò degli eventi che avrebbero preceduto la
sua seconda venuta e fissò il tempo in cui sarebbe apparso il primo
di essi: « Dopo quella afflizione, il sole oscurerà, e la
luna non darà il suo splendore » Marco 13:24 (D).
I milleduecentosessanta anni dovevano finire nel 1798,
ma circa un quarto di secolo prima la persecuzione era già quasi
del tutto cessata. Secondo le parole di Cristo, dopo questo periodo il
sole si sarebbe oscurato. La predizione si adempié il 19 maggio
del 1780; un oscuramento di tutto il cielo visibile e dell’atmosfera
della Nuova Inghilterra » (Questa zona si trova nella parte orientale
degli Stati uniti, a nord di Nuova York. N. d. T .). R. M. Devens, Our
First Century, p. 89. Un testimone oculare che abitava nel Massachusetts,
lo descrive così: « Quel giorno il sole sorse radioso, ma
ben presto cominciò a perdere il suo consueto splendore. Apparvero
in cielo dense nubi oscure, seguite da lampi e accompagnate dal brontolio
del tuono. Cominciò a cadere una leggera pioggia. Verso le nove
del mattino le nubi si fecero ancora più fitte e assunsero un color
rame o bronzo che si rifletteva sul suolo, sulle rocce, sugli alberi,
sulle case e sulle persone dando loro un aspetto strano, quasi irreale.
Alcuni minuti dopo, una densa nuvola nerastra coprì il cielo lasciando
una lieve frangia di luce all’orizzonte. L’oscurità
divenne simile a quella che si ha d’estate verso le nove di sera…
«Il timore, l’ansietà, lo spavento si impossessarono
a poco a poco delle persone. Le donne stavano sulle soglie delle loro
case, osservando quel paesaggio tenebroso; i contadini ritornavano dai
campi; il falegname lasciava il negozio; le scuole si chiudevano e i fanciulli
tremanti si rifugiavano in casa. I viaggiatori chiedevano ospitalità
alla casa più vicina, e ognuno si domandava: “Che cosa succede?”.
Pareva che un uragano stesse per abbattersi sul paese o che fosse giunto
il giorno della consumazione di tutte le cose. « Le candele furono
accese e i fuochi del caminetto brillarono come nelle sere autunnali senza
luna… Le galline rientrarono nel pollaio; il bestiame fu raccolto
nei recinti e nelle stalle; le ranocchie cominciarono a gracidare e gli
uccelli emisero i loro gradi notturni, mentre i pipistrelli svolazzarono
intorno. Solo gli uomini sapevano che non era notte…
« Il dottor Nathanael Wittaker, pastore della chiesa del Tabernacolo
di Salem, tenne delle funzioni religiose, nel corso delle quali pronunciò
un sermone in cui sostenne che quelle tenebre erano sovrannaturali. Anche
in altre località si fecero riunioni analoghe. I passi biblici
scelti per questi sermoni estemporanei erano invariabilmente quelli che
sembravano indicare come tali tenebre fossero in piena armonia con le
predizioni bibliche… Le tenebre divennero ancora più fitte
dopo le undici del mattino » The Essex Antiquarian, Aprile 1899,
vol. 3, n. 4, pp. 53,54. « Nella maggior parte del paese le tenebre
erano così dense che non era possibile vedere l’ora all’orologio,
né pranzare, né accudire alle abituali faccende domestiche
senza luce della candela… « Questa oscurità ebbe un’estensione
straordinaria. Basti sapere che fu osservata a oriente fino a Falmouth,
a occidente fino all’estremità dei possedimenti americani
» William Gordon, History ofthe Rise, Progress and Establishment
of the Independence of the U.S.A., vol. 3, p. 57. Alle fitte tenebre del
giorno fece seguito, un’ora o due prima del tramonto, un cielo parzialmente
chiaro, e il sole fece una timida apparizione, seminascosto da una nuvola
oscura. « Dopo il tramonto le nubi si addensarono di nuovo e il
buio si fece più intenso. Le tenebre di quella notte non furono
meno straordinarie e paurose di quelle del giorno. Sebbene fosse plenilunio,
era impossibile vedere qualcosa senza l’aiuto di una luce artificiale
che, vista dalle case vicine oppure a distanza, appariva soffocata da
un buio fitto come quello di Egitto » Isaiah Thomas, Massachusetts
Spy; or, American Oracle of Liberty, vol. 10, n. 472, (maggio 1780). Un
testimone oculare riferisce: « Io non potei fare a meno di pensare
che se ogni corpo luminoso dell’universo fosse stato avvolto sarebbe
stato più completo di così » Lettera del dott. S.
Tenny, di Exeter, dicembre 1785, riportato in Massachusetts Historical
Society Colletions, 1792, I serie, vol. 1, p. 97. Quantunque verso le
nove di sera la luna fosse nel suo pieno, essa « non poté
dissipare le tenebre ».
Dopo mezzanotte le tenebre scomparvero e la luna apparve
come un globo di sangue. Il 9 maggio 1780 è passato alla storia
come « giorno oscuro ». Dal tempo di Mosé in poi non
c’è mai stato un fenomeno che per intensità, estensione
e durata possa essere paragonato con quello. La descrizione dell’evento,
come viene fatta dai testimoni oculari, sembra l’eco delle parole
del Signore contenute nel libro del profeta Gioele, che risale delle parole
del Signore contenute nel libro del profeta Gioele, che risale a oltre
venticinque secoli dal loro adempimento: « Il sole sarà mutato
in tenebre, e la luna diventerà sanguigna; avanti che venga il
grande e spaventevole giorno del Signore » Gioele 2:31 (D).
Cristo aveva esortato il suo popolo a considerare i
segni del suo avvento e a rallegrarsi perché essi erano premonitori
della sua venuta. « Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire,
rialzatevi, levate il capo, perché la vostra redenzione è
vicina ». Poi, additando gli alberi in germoglio aggiunse: «
Guardate il fico e tutti gli alberi; quando cominciano a germogliare,
voi guardandoli, riconoscete da voi stessi che l’estate è
ormai vicina. Così anche voi quando vedrete avvenire queste cose,
sappiate che il regno di Dio è vicino » Luca 21:28-31.
Purtroppo, a mano a mano che nella chiesa l’umiltà
e la devozione lasciarono il posto all’orgoglio e al formalismo,
l’amore di Cristo e la fede nel suo avvento andarono decrescendo.
Assorbito dalla mondanità e dalla ricerca del piacere, il popolo
di Dio finì col diventare cieco alle istruzioni del Salvatore relative
alla sua apparizione. La dottrina del secondo avvento fu negletta e le
dichiarazioni relative ad essa, oscurate da errate interpretazioni, vennero
quasi totalmente dimenticate.
Questo, in modo particolare, fu il caso delle chiese
d’America. La libertà e le comodità di cui godevano
le varie classi sociali, la sete di ricchezza e di lusso provocarono una
divorante bramosia di guadagno unito con un ardente desiderio di popolarità
e di potenza che parevano alla portata di tutti. Tutto ciò spinse
gli uomini a concentrare i propri interessi e le proprie speranze sulle
cose di questa vita e a rimandare a un futuro molto lontano il giorno
solenne che vedrà la fine del presente stato di cose. Il Salvatore,
nel richiamare l’attenzione dei discepoli sui segni del suo ritorno,
predisse lo stato di generale apostasia che si sarebbe verificato prima
del suo secondo avvento. Come ai tempi di Noé, le cose di questo
mondo e la ricerca del piacere avrebbero avuto il sopravvento: comperare,
vendere, piantare, costruire, sposare, dare in matrimonio; il tutto accompagnato
dall’abbandono di Dio e dall’oblio della vita avvenire.
L’esortazione del Signore per quanti sarebbero
vissuti a quella epoca fu: « Or guardatevi, ché talora i
vostri cuori non siano aggravati d’ingordigia, né d’ebbrezza,
né delle sollecitudini di questa vita; e che quel giorno di subito
improvviso non vi sopravvenga » Luca 21:34 (D).
« Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché
siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere,
e di comparire dinanzi al Figlio dell’uomo » Luca 21: -36.
Lo stato della chiesa a quella epoca è così
sottolineato dalle parole del Maestro riportate in Apocalisse 3:1:
«Tu hai nome di vivere e sei morto ». A
quanti, poi, rifiutano di scuotersi dalla loro indifferenza, viene rivolto
l’avvertimento solenne: «Se tu non vegli io verrò come
un ladro, e tu non saprai a quale ora verrò su di te » Apocalisse
3:3.
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