L’esilio e le difficoltà non facevano che fortificare la loro fede e il loro amore. Confidavano nelle promesse di Dio, ed Egli non veniva meno nell’ora del bisogno. I suoi angeli stavano al loro fianco per proteggerli e per incoraggiarli. Quando parve loro che la mano di Dio indicasse sull’opposta sponda dell’oceano una terra dove avrebbero potuto trovare una più adatta sistemazione e lasciare ai propri figli il prezioso retaggio della libertà, essi seguirono senza esitazione il sentiero tracciato dalla Provvidenza.

Dio aveva permesso le prove perché per mezzo loro il suo popolo potesse meglio prepararsi all’attuazione del suo proposito. Si, la chiesa era stata umiliata, ma per essere poi esaltata; e l’Eterno si accingeva, ora, a manifestare la sua potenza in favore di essa per dare al mondo una nuova dimostrazione che Egli non abbandona mai chi si confida in lui. Egli aveva diretto gli eventi in modo che l’ira di Satana e le macchinazioni degli uomini contribuissero all’affermazione della sua gloria oltre che a condurre il suo popolo in un luogo sicuro. Persecuzioni ed esilio prepararono il cammino verso la libertà.

Separatisi dalla chiesa anglicana, i puritani si erano uniti in un solenne patto come libero popolo di Dio, impegnandosi a “camminare in tutte le vie che l’Eterno aveva e avrebbe ancora fatto conoscere” J. Brown, The Pilgrim Fathers, p. 74. Questo era il vero spirito della Riforma, il principio vitale del Protestantesimo che i Pellegrini portarono seco quando lasciarono l’Olanda per stabilirsi nel Nuovo Mondo. Giovanni Robinson, loro pastore, provvidenzialmente impedito di accompagnarli, nel suo discorso di addio agli esuli disse loro: << Fratelli, noi stiamo per separarci, e Dio solo sa se vivrò abbastanza per vedervi ancora. Nondimeno, o che il Signore permetta un nuovo incontro o che non lo permetta, io vi scongiuro, davanti all’Onnipotente e davanti ai suoi santi angeli, di seguirmi nella misura in cui io ho seguito menti di sua scelta, siate pronti ad accettarle con la stessa prontezza con la quale voi accettereste ogni nuova luce che vi giungesse per mezzo del mio ministero, perché io sono persuaso che Egli farà scaturire dalla sua Parola, altre verità e altre luci >> Martyn, vol. 5, p. 70.


<< Da parte mia, non potrò mai deplorare abbastanza lo stato delle chiese riformate: esse sono giunte a un punto statico in materia di religione e ricusano di compiere fosse pure un solo passo oltre a quelli fatti dalle loro guide spirituali. Infatti, non è possibile indurre i luterani a fare un passo in più rispetto a Lutero… I calvinisti, lo sapete benissimo, rimangono ancorati dove li lasciò Calvino, il grande uomo di Dio. Egli non poteva vedere e conoscere tutto. E’ una realtà che addolora, perché sebbene quegli uomini [i riformatori] fossero per il loro tempo delle lampade ardenti e risplendenti, non furono, né del resto lo potevano essere, in condizione di sviscerare l’intero consiglio di Dio. Se essi vivessero oggi, accetterebbero le nuove luci con lo stesso slancio col quale accettarono la luce allora >> D. Neal, History of the Puritans, vol. 1, p. 269.


<< Ricordatevi del vostro patto col quale avete permesso di camminare in tutte le vie che il Signore vi ha rivelato o vi rivelerà. Ricordatevi della promessa che avete fatta a Dio, e gli uni agli altri, di accettare ogni luce e ogni verità che Egli vi ha fatto conoscere o che ancora potrà mostrarvi nella sua Parola. Fate attenzione, però, ve ne scongiuro, a ciò che accogliete come verità! Esaminate, valutate, confrontate ogni cosa possibile che il mondo cristiano, solo di recente uscito dalle fitte tenebre anticristiane, sia pervenuto di colpo alla pienezza della luce >> Martyn, vol. 5, pp. 70,71. Fu l’amore della libertà di coscienza a spingere i Padri Pellegrini ad affrontare i pericoli di un lungo viaggio in mare, a sopportare privazioni, pericoli di un paese deserto, e a gettare, con l’aiuto di Dio, le basi di una potente nazione sulle sponde americane. Eppure, sebbene onesti e timorati di Dio, i Padri Pellegrini non conoscevano ancora in pieno i grandi princìpi delle libertà religiosa, e perciò non erano molto propensi ad accordare agli altri quella libertà alla quale avevano tutto sacrificato.


<< Anche fra i più eminenti pensatori e moralisti del diciassettesimo secolo, erano pochi coloro che avevano un esatto concetto del principio contenuto nel Nuovo Testamento, principio secondo il quale in materia di fede solo Dio è giudice >> Idem, p. 297. L’idea che l’Eterno ha dato alla chiesa il diritto di dominare sulle coscienze, di definire e di punire l’eresia, è l’errore papale maggiormente radicato. I riformatori, pur rigettando il credo di Roma, non seppero liberarsi completamente dal suo spirito di intolleranza. Purtroppo le fitte tenebre nelle quali il papato aveva immerso il mondo cristiano, non erano ancora state del tutto dissipate. Uno dei ministri più in vista della baia del Massachusetts diceva: << E’ stata la tolleranza a rendere il mondo anticristiano. La chiesa non ha mai dovuto lagnarsi della sua severità verso gli eretici >> Idem, p. 335.

I colonizzatori adottarono questo principio: solo i membri di chiesa avevano diritto di voto nel governo civile. Fu stabilita una specie di chiesa di stato, e tutti furono invitati a contribuire al mantenimento del clero. I magistrati, a loro volta, vennero autorizzati a reprimere l’eresia. In tal modo il potere secolare finì nelle mani della chiesa. E i frutti non tardarono a manifestarsi sotto forma di persecuzione. Undici anni dopo la fondazione della prima colonia, Roger Williams giunse nel Nuovo Mondo.

Come i primi Padri Pellegrini, egli veniva per godere della libertà religiosa; ma a differenza di essi, egli la concepiva in altro modo cioè che la libertà è diritto inalienabile di tutti, indipendentemente dalle convinzioni religiose. Egli era un sincero ricercatore della verità, e come Robinson riteneva impossibile che tutta la luce della Parola di Dio fosse stata rivelata. << Williams fu il primo, nella cristianità moderna a stabilire il governo civile sul principio della libertà di coscienza e della uguaglianza delle opinioni dinanzi alla legge >> Bancroft, parte I, cap. 15, par. 16.

Egli affermò che era diritto dei magistrati reprimere il crimine, senza però opprimere la coscienza. << Il pubblico e i magistrati possono decidere >>, egli diceva, << quello che l’uomo deve ai propri simili; ma quando essi cercarono di prescrivere i doveri dell’uomo nei confronti di Dio, esorbitano dai loro diritti e aboliscono ogni sicurezza. Se tale potere viene conferito ai magistrati, questi possono stabilire oggi un credo, domani un altro, come del resto è accaduto sotto vari re e regine d’Inghilterra, e come hanno fatto confusione in tutte le credenze >> Martyn, vol. 5, p. 340.

La frequenza delle funzioni religiose della chiesa stabilita era obbligatoria, sotto pena di multa e di carcere. << Williams disapprovò questa legge poiché il peggiore articolo del codice legislativo britannico era proprio quello che imponeva di frequentare la chiesa parrocchiale. Costringere gli uomini a unirsi, nella celebrazione del culto, con persone che non condividevano le loro credenze, era da considerarsi come aperta violazione dei loro diritti naturali. D’altra parte, imporre di partecipare al culto agli irreligiosi e a quanti non intendevano assistervi, significava incoraggiare l’ipocrisia…”Nessuno dovrebbe essere costretto, contro la propria volontà a partecipare al culto o a contribuire per il mantenimento di esso”, diceva Williams.

”Che cosa?!”, replicavano i suoi oppositori, sorpresi dalle sue dichiarazioni,”forse che l’operaio non è degno della sua mercede?”. “Si”, ribatteva Williams,”però da parte di coloro che lo impiegano” >> Bancroft, parte I, cap. 15, par. 2. Roger Williams era rispettato e amato come fedele ministro del Vangelo. Le sue qualità, la sua integrità, la sua spontanea benevolenza gli avevano assicurato il rispetto della colonia. Però la sua opposizione al diritto dei magistrati di esercitare l’autorità sulla chiesa e la sua difesa della libertà religiosa non potevano essere tollerate.
Si diceva che l’applicazione di questa nuova dottrina avrebbe “minato le basi del governo del paese” Idem, parte I, cap. 15, par. 10. Condannato al bando, egli dovette lasciare le colonie, fuggire in pieno inverno per sottrarsi all’arresto, e rifugiarsi nella foresta vergine. “Per quattordici settimane”, egli racconta, “andai errando, affrontando i disagi della stagione rigida, senza pane e senza tetto”. Ma “i corvi mi nutrirono nel deserto”, e un albero cavo gli servì spesso da riparo (Martyn, vol. 5, pp. 349,350). Questa fu la sua odissea in mezzo alla neve, in piena foresta, fino a che non trovò ospitalità presso una tribù di indiani dei quali egli seppe conquistare la fiducia e l’affetto sforzandosi di insegnare loro le verità del Vangelo. Proseguendo il suo cammino, dopo mesi e mesi di peripezie, egli raggiunse la baia di Narraganest, dove gettò le basi del primo stato dei tempi moderni che riconobbe, nel pieno senso della parola, il diritto alla libertà di coscienza.

Il principio fondamentale della colonia di Roger Williams era che “ogni uomo deve essere libero di adorare Iddio secondo la luce della propria coscienza” Idem, vol. 5, p. 354. Il piccolo stato di Rhode Island era destinato a diventare l’asilo degli oppressi, e andò progressivamente crescendo e prosperando sì che i suoi principi fondamentali – libertà civile e religiosa – diventarono la pietra angolare della Repubblica Americana. Nella dichiarazione di indipendenza, grande documento di cui hanno fatto la magna carta della libertà, i fondatori della grande Repubblica affermano: “Noi stimiamo che queste verità siano evidenti di per se stesse: tutti gli uomini sono stati creati uguali e tutti sono stati dotati dal loro Creatore di determinati diritti inalienabili fra cui la vita, la libertà e la ricerca della felicità”.

La Costituzione americana garantisce, nei termini più espliciti, la inviolabilità della coscienza. “Nessuna formalità o credenza di carattere religioso potrà essere richiesta come qualifica per un qualsiasi ufficio di pubblica responsabilità negli Stati Uniti”. “Il congresso non voterà nessuna legge relativa allo stabilimento di una religione o al divieto del libero esercizio di essa”. “I compilatori della Costituzione riconobbero l’eterno principio secondo cui rapporti dell’uomo con Dio sovrastano ogni legislazione umana, e i diritti della coscienza sono inalienabili. Non era necessario discutere per stabilire tale verità, di cui ciascuno è cosciente nel proprio intimo. Questa certezza, sfidando le leggi umane, ha sostenuto tanti martiri nella tortura e in mezzo alle fiamme. Essi sentivano che i loro doveri verso Dio erano superiori alle imposizioni umane, e che nessuno aveva il diritto di coartare la loro coscienza. Questo è un principio insito nell’uomo, perciò insopprimibile” Congressional Documents (U.S.A.) serie 200, documento 271.

Non appena in Europa si venne a sapere che esisteva una terra dove l’uomo poteva godere in pace il frutto del proprio lavoro pur ubbidendo alle convinzioni della propria coscienza, migliaia di persone varcarono l’Atlantico e raggiunsero il Nuovo Mondo. Le colonie si moltiplicarono rapidamente. “Il Massachusetts, con una legge speciale offriva libera accoglienza e aiuto a spese pubbliche a quei cristiani di qualsiasi nazionalità che avevano varcato l’oceano per”sottrarsi alla guerra, alla fame e all’oppressione dei persecutori”. In tal modo i fuggiaschi e gli oppressi, per questo statuto, vennero accolti come graditi ospiti dello stato” Martyn, vol. 5, p. 417.

Nel corso dei venti anni trascorsi dal primo sbarco dei Padri Pellegrini a Plymouth, migliaia e migliaia di altri pellegrini si stabilirono nella Nuova Inghilterra. Per raggiungere lo scopo che si erano prefissi, “essi si accontentavano di guadagnare il necessario con un’esistenza laboriosa e frugale. Dal suolo nulla chiedevano se non il ragionevole frutto del lavoro compiuto. Nessuna aurea visione veniva a gettare ingannevoli bagliori sul loro cammino… Si accontentavano del lento ma sicuro progresso del loro ordinamento sociale, e sopportavano con pazienza le privazioni della vita in quella regione poco popolata, innaffiando con le lacrime e col sudore l’albero della libertà, affinché esso mettesse profonde radici. La Bibbia era considerata il fondamento della fede, la fonte della saggezza, la magna carta della libertà. I suoi princìpi erano diligentemente insegnati a scuola, a casa, in chiesa, e i frutti potevano essere osservati nell’attività, nell’intelligenza, nella purità e nella temperanza. Si potevano passare anni nelle zone occupate dai puritani << senza vedere un ubriaco, senza udire un’imprecazione, senza incontrare un mendicante >> Bancroft, parte I, cap. 19, par 25.

Questo indicava che i princìpi biblici erano la migliore garanzia della grandezza nazionale. Le colonie, un tempo deboli e isolate, si svilupparono a poco a poco e formarono una confederazione di stati potenti. Il mondo, stupido, ammirò la pace e la prosperità di << una chiesa senza papa e di uno stato senza re >>.


Proseguivano, intanto, sulle coste americane, gli sbarchi di nuove moltitudini che raggiungevano il Nuovo Mondo animate da motivi ben diversi da quelli dei primi Padri Pellegrini. Sebbene la fede e la purezza primitive continuassero a esercitare il loro beneficio influsso, nondimeno la loro azione si andava gradatamente affievolendo a mano a mano che aumentava il numero di coloro che cercavano solo dei vantaggi materiali. La regola adottata dai primi colonizzatori di permettere solo ai membri di chiesa di esercitare il diritto di voto e di poter accedere alle cariche pubbliche, ebbe conseguenze perniciose. Tale misura era stata adottata per la salvaguardia dello stato; purtroppo, invece, essa determinò la corruzione in seno ala chiesa. In che modo? Dato che una semplice professione di religione era sufficiente per aspirare a una carica civile, molti, unicamente spinti da interessi personali, si unirono alla chiesa senza un cambiamento del cuore, e a poco a poco le comunità finirono con l’annoverare nel loro seno un forte numero di inconvertiti. E quasi ciò non bastasse, accadde che perfino nel ministero pastorale ci furono degli uomini i quali non solo sostenevano errori dottrinali, ma addirittura ignoravano il significato della potenza rigeneratrice dello Spirito Santo.

Si videro così di nuovo i malefici risultati – tanto spesso deprecati nel corso della storia della chiesa, da Costantino in poi – e dall’azione del braccio secolare per sostenere il Vangelo di Colui che disse: “Il mio regno non è di questo mondo!” Giovani 18:36. L’unione della chiesa con lo stato, in qualunque forma, anche se pare attrarre il mondo verso la chiesa, in realtà determina il risultato opposto: la chiesa finisce inesorabilmente con l’essere attratta dal mondo. Il grande principio, tanto nobilmente sostenuto da Robinson e da Roger Wiliams, che la verità è progressiva e che i cristiani debbono essere disposti ad accettare tutta la luce che può scaturire dalla Parola di Dio fu perduto di vista dai loro discendenti.

Le chiese protestanti d’America – e anche quelle d’Europa – così favorite dai benefici della Riforma, non seppero proseguire lungo la via tracciata dai riformatori. E’ vero che di quando in quando degli uomini si levavano per proclamare nuove verità, come pure per denunciare i vecchi errori; però le masse, imitando in questo l’esempio dei giudei al tempo di Cristo e dei papisti al tempo di Lutero, non volevano accettare altra luce se non quella nella quale i loro padri avevano creduto, e rifiutavano di vivere diversamente di come questi erano vissuti.

La religione degenerò nel formalismo, e nella chiesa si insinuarono errori e superstizioni che, altrimenti, sarebbero stati eliminati se questa si fosse attenuta alla luce della Parola di Dio. Lo spirito della Riforma si affievolì sempre più, e nelle comunità protestanti cominciò a farsi sentire un bisogno di riforma urgente come quello che era stato sentito nella chiesa romana ai tempi di Lutero. Si notavano, purtroppo, la stessa mondanità, lo stesso torpore spirituale, il rispetto delle opinioni umane e la sostituzione di esse al Verbo di Dio.

La vasta diffusione della Bibbia all’inizio del diciannovesimo secolo e la grande luce che in tal modo si era diffusa nel mondo, non furono accompagnate da un adeguato progresso nella conoscenza della verità rivelata e nella vita religiosa. Satana non poteva più, come nel passato. Tenere celata al mondo la Sacra Scrittura in quanto essa era ormai alla portata di tutti. Tuttavia, per conseguire i suoi fini, egli cercò di indurre gli uomini a considerarla con leggerezza.

Vi riuscì, perché la gente trascurava di investigare le Scritture e continuava ad accettare le false interpretazioni e ad amare le dottrine prive di fondamento biblico. Resosi conto che mediante le persecuzioni non era riuscito a soffocare la verità, Satana ricorse al compromesso che, in precedenza, aveva dato origine alla grande apostasia e alla formazione della chiesa romana. Egli spinse i cristiani a unirsi non già con i pagani, ma con quanti avevano dimostrato, nel loro attaccamento al mondo, di essere degli idolatri pari agli adoratori delle immagini. I risultati di questa unione non furono meno dannosi che nel passato. Sotto forma di religione si manifestarono e si affermarono l’orgoglio e le stravaganze. Le chiese non furono contagiate, Satana poté continuare a pervertire le dottrine bibliche; tradizioni funeste a milioni di persone, presero nuovamente radice e la chiesa le accettò e le difese, anziché combatterle per “la fede che è stata una volta per sempre tramandata ai santi”. Furono così spazzati via quei princìpi per i quali i primi riformatori avevano così spazzati via quei princìpi per i quali i primi riformatori avevano così tanto e a lungo lottato e sofferto.


PROMESSE DEL RITORNO DI CRISTO.
Una delle più solenni e gloriose verità della Bibbia è quella del secondo avvento di Cristo per il compimento della grande opera della redenzione. Per il popolo di Dio, pellegrino in questa “valle dell’ombra della morte”, la promessa dell’apparizione di Colui che è “la risurrezione e la vita”, per condurre a casa loro i redenti, costituisce una speranza beata e preziosa. La dottrina del secondo avvento, del resto, rappresenta la nota dominante delle Sacre Scritture. Dal giorno in cui la prima coppia, piena di amarezza, lasciò il giardino dell’ Eden, i veri credenti hanno atteso l’arrivo del Promesso, il quale sarebbe venuto a spezzare la potenza del male e a ricondurre gli eletti nel paradiso perduto.

I santi uomini di Dio dell’antichità consideravano l’atteso evento del Messia in gloria come la piena realizzazione delle loro speranze. Enoc, settimo discendente di Adamo, contemplando da lungi la venuta del Liberatore, dichiarò: “Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi per far giudizio contro tutti” Giuda 14. Il patriarca Giobbe, nell’ora più oscura della sua grande afflizione, esclamò: “Io so che il mio Redentore vive, e che nell’ultimo giorno egli si leverà sopra la polvere… Vedrò con la carne mia Iddio… gli occhi miei lo vedranno, e non un altro” Giobbe 19:25-27 (D).

La venuta di Cristo per inaugurare il suo regno di giustizia ha ispirato le più sublimi e appassionate invocazioni degli scrittori sacri. I poeti e i profeti della Bibbia ne hanno parlato con espressioni infiammate di fuoco celeste. Il Salmista, alludendo alla potenza e alla maestà del Re d’Israele, dichiarò: “Da Sion, perfetta in bellezza, Dio è apparso nel suo fulgore. L’Iddio nostro viene e non se ne starà cheto… Egli chiama i cieli di sopra e la terra per assistere al giudizio del suo popolo” Salmo 50:2-4.

“Si rallegrino i cieli e gioisca la terra… nel cospetto dell’Eterno; poiché Egli viene, viene a giudicare la terra. Egli giudicherà il mondo con giustizia, e i popoli secondo la sua fedeltà” Salmo 96:11-13. Il profeta Isaia esclamò: “Svegliatevi e giubilate, o voi che abitate nella polvere! Poiché la tua rugiada è come la rugiada dell’aurora, e la terra ridarà alla vita le ombre” Isaia 26:19. (Un’altra versione dice: “…la terra getterà fuori i trapassati”. N.d.T.).

“(Egli) annienterà per sempre la morte; il Signore, l’Eterno, asciugherà le lacrime da ogni viso, torrà via di su tutta la terra l’onta del suo popolo, perché l’Eterno ha parlato. In quel giorno, si dirà:”Ecco, questo è il nostro Dio: in lui abbiamo sperato, ed egli ci ha salvati… Esultiamo, rallegriamoci per la sua salvezza!” Isaia 25:8,9. Habacuc, a sua volta, rapito in santa estasi contemplò l’apparizione di Gesù e disse: “Iddio viene da Teman, e il santo viene dal monte di Paran.
La sua gloria copre i cieli, e la terra è piena della sua lode. Il suo splendore è pari alla luce; dei raggi partono dalla sua mano; ivi si nasconde la sua potenza”. “Egli si ferma, e scuote la terra; guarda, e fa tremar le nazioni; i monti eterni si frantumano, i colli antichi s’abbassano; le sue vie sono quelle d’un tempo”. Tu avanzi sui tuoi cavalli, sui tuoi carri di vittoria”. “I monti ti vedono e tremano… l’abisso fa udire la sua voce, e leva in alto le mani. Il sole e la luna si fermano nella loro dimora; si cammina alla luce delle tue saette, al lampeggiare della tua lancia sfolgorante”. “Tu esci per salvare il tuo popolo, per liberare il tuo unto” Habacuc 3:3,4,6,8,10,11,13. Mentre si accingeva a separarsi dai suoi discepoli, il Salvatore volle confortarli con la certezza del suo ritorno:

“Il vostro cuore non sia turbato… Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore… Io vo a prepararvi un luogo; e quando sarò andato e v’avrò preparato un luogo, tornerò, e v’accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” Giovanni 14:1-3.

“Or quando il Figlio dell’uomo sarà venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli, allora sederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate dinanzi a lui” Matteo 31,32.

Gli angeli attardatisi sul monte degli Ulivi dopo l’ascensione di Gesù, rinnovarono ai discepoli la promessa del suo ritorno: “Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo” Atti 1:11.

L’apostolo Paolo, a sua volta, ispirato da Dio dà la sua testimonianza” “Perché il Signore stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e con la romba di Dio, scenderà dal cielo” I° Tessalonicesi 4:16. Il veggente di Patos, infine, dice: “Ecco, egli viene con le nuvole; ed ogni occhio lo vedrà” Apocalisse 1:7.

Da questa venuta dipende la “restaurazione di tutte le cose”, della quale “Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio” Atti 3:21. Allora sarà definitivamente distrutto il millenario potere del male, perché “il regno del mondo”, diventerà “il regno del Signor nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà ne’ secoli dei secoli” Apocalisse 11:15.

“Allora la gloria dell’Eterno sarà rivelata, e ogni carne, ad un tempo, la vedrà” Isaia 40:5. Il Signore, l’Eterno, farà germogliare la giustizia e la lode nel cospetto di tutte le nazioni” Isaia 61:11. “L’eterno degli eserciti sarà una splendida corona, un diadema d’onore al resto del suo popolo” Isaia 28:5. Allora sotto tutti i cieli, sarà stabilito per sempre il pacifico e tanto bramato regno del Messia.

“Così l’Eterno sta per consolare Sion, consolerà tutte le sue ruine; renderà il deserto di lei pari ad un Eden, e la sua solitudine pari a un giardino dell’Eterno” Isaia 51:3. “Le sarà data la gloria del Libano, la magnificenza del Carmel e di Saron” Isaia 35:2. “Non ti si dirà più “Abbandonata”, la tua terra non sarà più detta “Desolazione, ma tu sarai chiamata “La mia delizia è in lei”, e la tua terra “Maritata”… Come la sposa è la gioia dello sposo, così tu sarai la gioia del tuo Dio” Isaia 62:4,5.

La venuta del Signore ha rappresentato in tutti i tempi la speranza dei suoi veri seguaci. La promessa del ritorno fatta dal Signore ai discepoli al momento della sua ascensione dal Monte degli Ulivi, ha illuminato l’avvenire dei credenti e ha sempre riempito i loro cuori di una gioia e di una speranza che non possono essere estinte né dal dolore, né dalle prove. In mezzo alla sofferenza e alla persecuzione, l’apparizione del grande Iddio e Salvatore nostro Gesù Cristo” è stata “la beata speranza”.

Quando i cristiani di Tessalonica erano rattristati pensando ai loro cari scomparsi che avevano tanto sperato di vivere fino al giorno dell’avvento di Gesù, l’apostolo Paolo, loro maestro, li consolò parlando loro della risurrezione che avverrà al ritorno del Salvatore. Allora i morti in Cristo risorgeranno, e insieme con i viventi andranno incontro al Signore nell’aria. “E così”, egli conclude, “saremo sempre col Signore”. Poi aggiunge: “Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole” I° Tessalonicesi 4:16-18. Sullo scoglio di Patmos, il diletto discepolo Giovanni udì la promessa: “Sì, vengo tosto”; e la sua risposta ardente esprime la preghiera della chiesa durante il suo pellegrinaggio: “Vieni, Signor Gesù!” Apocalisse 22:20.

Dal carcere, dal rogo, dal patibolo dove i santi e i martiri testimoniarono della verità, giunge a noi attraverso i secoli l’espressione della loro fede e della loro speranza. “Certi della sua personale risurrezione e perciò anche loro glorioso avvento”, dichiara uno di questi cristiani, “essi non temevano la morte e sapevano elevarsi al di sopra di essa” D. T . Taylor The Reign of Christ on Earth: or, The Voice of the Church in All Ages, p. 33.

“Essi erano disposti a scendere nel sepolcro per uscirne un giorno risorti e liberi… Aspettavano l’ora in cui il Signore sarebbe sceso dal cielo sopra le nuvole, nella gloria del Padre suo, per inaugurare il regno. I valdesi nutrivano la stessa fede. Wycliff considerava l’apparizione del Redentore come la speranza della chiesa” Idem, pp. 54, 132-134.

Lutero, a sua volta diceva: “Io sono persuaso che il giorno del giudizio avverrà nel giro di trecento anni. Dio non vuole, Dio non può sopportare oltre questo mondo così empio”. “Si avvicina l’ora in cui il regno dell’abominazione sarà annientato” Idem, pp. 158,134. “Questo vecchio mondo è vicino alla sua fine”, diceva Zelantone. Calvino esortava i cristiani a “non esitare a desiderare ardentemente il girono dell’avvento di Cristo, come l’evento più auspicabile di tutti”. Aggiungeva: “L’intera famiglia dei credenti deve pensare a quel giorno l’alba del giorno in cui nostro Signore manifesterà in pieno la gloria del suo regno” Idem, pp. 158-134. Knox, il celebre riformatore scozzese, affermava: Nostro Signore non ha forse trasportato la nostra carne nel cielo? Noi sappiamo che Egli ritornerà”. Ridlev e Latimer, i quelli morirono per la causa della verità, videro con l’occhio della fede la venuta del Signore. Ridley scriveva: “Senza dubbio il mondo – lo credo e lo affermo - va verso la fine. Con Giovanni servo di Dio, gridiamo con tutti il cuore al nostro Salvatore: Vieni, Signor Gesù, vieni!” Idem, pp. 151,145. “Il pensiero dell’avvento del Signore”, diceva Baxter, “mi è dolce e mi riempie di gioia” Richard Baxter, Works, vol. 17, p. 555. “Amare la sua apparizione e aspettare questa beata speranza è opera della fede ed è anche la caratteristica dei suoi santi.” “Se la morte sarà l’ultimo nemico a essere vinto alla risurrezione, impariamo con quale ardore i credenti dovrebbero desiderare e pregare per il secondo avvento di Cristo, quando questa vittoria piena e definitiva sarà conseguita” Idem, vol. 17, pp. 555,500.

I credenti dovrebbero bramare la venuta di questo giorno, aspettarlo con impazienza e concentrare su esso la loro speranza, perché esso segnerà l’adempimento dell’opera della redenzione e il coronamento dei loro desideri e degli sforzi delle loro anime. Signore, affretta questo giorno!” Idem, pp. 182,183.

Era questa la speranza della chiesa apostolica, della “chiesa del deserto” e dei riformatori. La profezia predice non solo il modo e lo scopo della venuta di Cristo, ma indica anche i segni premonitori di essa. Gesù disse: “E vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle” Luca:21:25.

“Il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore; e le stella cadranno del cielo e le potenze che sono nei cieli saranno scrollate. E allora si il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole con gran potenza e gloria” Marco 13:24-26.

Il veggente di Patos così descrive il primo segno che preannuncia il secondo avvento: “E si fece un gran terremoto; e il sole divenne nero come un cilicio di crine e tutta la luna diventò come sangue” Apocalisse 6:12.
Questi segni apparvero prima dell’inizio del diciannovesimo secolo. In adempimento di questa profezia, si ebbe nel 1755 il più terribile terremoto che a memoria d’uomo sia mai stato registrato. Quantunque esso sia comunemente conosciuto come “terremoto di Lisbona”, esso scosse violentemente una parte considerevole dell’Europa, dell’Africa e perfino dell’America. Fu sentito in Groenlandia, nelle Indie Occidentali, a Madera, in Svezia, in Norvegia, in Gran Bretagna, in Irlanda, su una superficie di oltre sei milioni di chilometri quadrati. In Africa fu quasi altrettanto violento che in Europa.

La città di Algeri fu notevolmente danneggiata. Nel Marocco, un villaggio di otto - diecimila abitanti scomparve inghiottito dal suolo. Una terribile mareggiata si abbatté sulle coste della Spagna e dell’Africa, invadendo le città e provocando immani distruzioni. Comunque fu nella Spagna e nel Portogallo che esso ebbe la massima altezza. « Alcune delle più alte montagne del Portogallo furono violentemente scosse; in molti casi si verificarono delle fenditure sulle vette, sì che enormi blocchi di roccia si abbatterono sui villaggi sottostanti, accompagnati da lingue di fuoco che scaturivano dal suolo » Sir Charles Lyell, Principles of Geology, p. 495. A Lisbona « si udì un rumore di tuono sotterraneo, immediatamente seguito da una violenta scossa che ridusse in cumuli di macerie la maggior parte della città. Nel giro di sei minuti ci furono sessantamila morti. Il mare si ritirò lasciando a secco le sue rive per poi rifluire e abbattersi, con onde gigantesche e con straordinaria violenza, sulla città ». « Fra gli straordinari eventi verificatisi a Lisbona, in quella spaventosa catastrofe va ricordata la scomparsa di un molo di marmo, di recente costruzione e che era costato un’ingente soma. Una folla immensa vi si era raccolta, stimandolo un luogo sicuro contro i crolli delle case; ma ecco che all’improvviso esso sprofondò, trascinando seco quanti vi erano sopra. Neppure una delle vittime fu più ritrovata » Idem, p. 495. « Il terremoto fece crollare tutte le chiese e tutti i conventi, quasi tutti i grandi edifici pubblici e più di un quarto delle case. Circa due ore dopo la scossa tellurica, il fuoco divampò in vari quartieri cittadini e imperversò con tale violenza per quasi tre giorni che Lisbona fu completamente distrutta. Il terremoto avvenne in giorno festivo (era il 1° novembre, festa di Ognissanti. N. d. T .), quando chiese e monasteri erano gremiti di persone.

Pochi furono i sopravvissuti » Enciclopedia Americana, art. «Lisbona», ediz. 1831. « Il terrore era indescrivibile. Nessuno però piangeva, perché non c’erano lacrime sufficienti per simile tragedia. La popolazione, in preda al delirio, correva qua e là battendosi il volto e il petto, come impazzita, urlando ed esclamando: «Misericordia! È la fine del mondo!». Le madri, dimentiche dei propri figli, correvano per le strade cariche di crocifissi. Molte di esse si rifugiarono nelle chiese, ma a nulla valse l’esposizione del sacramento; a nulla valse abbracciare gli altri: immagini, sacerdoti, popolo: tutti furono travolti e sepolti in una immane rovina.».

Si calcola che il numero delle vittime di quel giorno nefasto sia stato di novantamila. Venticinque anni dopo apparve il secondo segno indicato dalla profezia: l’oscuramento del sole e della luna. La cosa fu ancora più singolare e impressionante per il fatto che era predetta con precisione quasi cronologica. Nella sua conversazione coi discepoli sul monte degli Ulivi, il Salvatore dopo aver descritto il lungo periodo di prova che la chiesa doveva subire – i milleduecentosessanta anni della persecuzione romana che, secondo la profezia sarebbero stati abbreviati – parlò degli eventi che avrebbero preceduto la sua seconda venuta e fissò il tempo in cui sarebbe apparso il primo di essi: « Dopo quella afflizione, il sole oscurerà, e la luna non darà il suo splendore » Marco 13:24 (D).

I milleduecentosessanta anni dovevano finire nel 1798, ma circa un quarto di secolo prima la persecuzione era già quasi del tutto cessata. Secondo le parole di Cristo, dopo questo periodo il sole si sarebbe oscurato. La predizione si adempié il 19 maggio del 1780; un oscuramento di tutto il cielo visibile e dell’atmosfera della Nuova Inghilterra » (Questa zona si trova nella parte orientale degli Stati uniti, a nord di Nuova York. N. d. T .). R. M. Devens, Our First Century, p. 89. Un testimone oculare che abitava nel Massachusetts, lo descrive così: « Quel giorno il sole sorse radioso, ma ben presto cominciò a perdere il suo consueto splendore. Apparvero in cielo dense nubi oscure, seguite da lampi e accompagnate dal brontolio del tuono. Cominciò a cadere una leggera pioggia. Verso le nove del mattino le nubi si fecero ancora più fitte e assunsero un color rame o bronzo che si rifletteva sul suolo, sulle rocce, sugli alberi, sulle case e sulle persone dando loro un aspetto strano, quasi irreale. Alcuni minuti dopo, una densa nuvola nerastra coprì il cielo lasciando una lieve frangia di luce all’orizzonte. L’oscurità divenne simile a quella che si ha d’estate verso le nove di sera…


«Il timore, l’ansietà, lo spavento si impossessarono a poco a poco delle persone. Le donne stavano sulle soglie delle loro case, osservando quel paesaggio tenebroso; i contadini ritornavano dai campi; il falegname lasciava il negozio; le scuole si chiudevano e i fanciulli tremanti si rifugiavano in casa. I viaggiatori chiedevano ospitalità alla casa più vicina, e ognuno si domandava: “Che cosa succede?”. Pareva che un uragano stesse per abbattersi sul paese o che fosse giunto il giorno della consumazione di tutte le cose. « Le candele furono accese e i fuochi del caminetto brillarono come nelle sere autunnali senza luna… Le galline rientrarono nel pollaio; il bestiame fu raccolto nei recinti e nelle stalle; le ranocchie cominciarono a gracidare e gli uccelli emisero i loro gradi notturni, mentre i pipistrelli svolazzarono intorno. Solo gli uomini sapevano che non era notte…


« Il dottor Nathanael Wittaker, pastore della chiesa del Tabernacolo di Salem, tenne delle funzioni religiose, nel corso delle quali pronunciò un sermone in cui sostenne che quelle tenebre erano sovrannaturali. Anche in altre località si fecero riunioni analoghe. I passi biblici scelti per questi sermoni estemporanei erano invariabilmente quelli che sembravano indicare come tali tenebre fossero in piena armonia con le predizioni bibliche… Le tenebre divennero ancora più fitte dopo le undici del mattino » The Essex Antiquarian, Aprile 1899, vol. 3, n. 4, pp. 53,54. « Nella maggior parte del paese le tenebre erano così dense che non era possibile vedere l’ora all’orologio, né pranzare, né accudire alle abituali faccende domestiche senza luce della candela… « Questa oscurità ebbe un’estensione straordinaria. Basti sapere che fu osservata a oriente fino a Falmouth, a occidente fino all’estremità dei possedimenti americani » William Gordon, History ofthe Rise, Progress and Establishment of the Independence of the U.S.A., vol. 3, p. 57. Alle fitte tenebre del giorno fece seguito, un’ora o due prima del tramonto, un cielo parzialmente chiaro, e il sole fece una timida apparizione, seminascosto da una nuvola oscura. « Dopo il tramonto le nubi si addensarono di nuovo e il buio si fece più intenso. Le tenebre di quella notte non furono meno straordinarie e paurose di quelle del giorno. Sebbene fosse plenilunio, era impossibile vedere qualcosa senza l’aiuto di una luce artificiale che, vista dalle case vicine oppure a distanza, appariva soffocata da un buio fitto come quello di Egitto » Isaiah Thomas, Massachusetts Spy; or, American Oracle of Liberty, vol. 10, n. 472, (maggio 1780). Un testimone oculare riferisce: « Io non potei fare a meno di pensare che se ogni corpo luminoso dell’universo fosse stato avvolto sarebbe stato più completo di così » Lettera del dott. S. Tenny, di Exeter, dicembre 1785, riportato in Massachusetts Historical Society Colletions, 1792, I serie, vol. 1, p. 97. Quantunque verso le nove di sera la luna fosse nel suo pieno, essa « non poté dissipare le tenebre ».

Dopo mezzanotte le tenebre scomparvero e la luna apparve come un globo di sangue. Il 9 maggio 1780 è passato alla storia come « giorno oscuro ». Dal tempo di Mosé in poi non c’è mai stato un fenomeno che per intensità, estensione e durata possa essere paragonato con quello. La descrizione dell’evento, come viene fatta dai testimoni oculari, sembra l’eco delle parole del Signore contenute nel libro del profeta Gioele, che risale delle parole del Signore contenute nel libro del profeta Gioele, che risale a oltre venticinque secoli dal loro adempimento: « Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna diventerà sanguigna; avanti che venga il grande e spaventevole giorno del Signore » Gioele 2:31 (D).

Cristo aveva esortato il suo popolo a considerare i segni del suo avvento e a rallegrarsi perché essi erano premonitori della sua venuta. « Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina ». Poi, additando gli alberi in germoglio aggiunse: « Guardate il fico e tutti gli alberi; quando cominciano a germogliare, voi guardandoli, riconoscete da voi stessi che l’estate è ormai vicina. Così anche voi quando vedrete avvenire queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino » Luca 21:28-31.

Purtroppo, a mano a mano che nella chiesa l’umiltà e la devozione lasciarono il posto all’orgoglio e al formalismo, l’amore di Cristo e la fede nel suo avvento andarono decrescendo. Assorbito dalla mondanità e dalla ricerca del piacere, il popolo di Dio finì col diventare cieco alle istruzioni del Salvatore relative alla sua apparizione. La dottrina del secondo avvento fu negletta e le dichiarazioni relative ad essa, oscurate da errate interpretazioni, vennero quasi totalmente dimenticate.

Questo, in modo particolare, fu il caso delle chiese d’America. La libertà e le comodità di cui godevano le varie classi sociali, la sete di ricchezza e di lusso provocarono una divorante bramosia di guadagno unito con un ardente desiderio di popolarità e di potenza che parevano alla portata di tutti. Tutto ciò spinse gli uomini a concentrare i propri interessi e le proprie speranze sulle cose di questa vita e a rimandare a un futuro molto lontano il giorno solenne che vedrà la fine del presente stato di cose. Il Salvatore, nel richiamare l’attenzione dei discepoli sui segni del suo ritorno, predisse lo stato di generale apostasia che si sarebbe verificato prima del suo secondo avvento. Come ai tempi di Noé, le cose di questo mondo e la ricerca del piacere avrebbero avuto il sopravvento: comperare, vendere, piantare, costruire, sposare, dare in matrimonio; il tutto accompagnato dall’abbandono di Dio e dall’oblio della vita avvenire.

L’esortazione del Signore per quanti sarebbero vissuti a quella epoca fu: « Or guardatevi, ché talora i vostri cuori non siano aggravati d’ingordigia, né d’ebbrezza, né delle sollecitudini di questa vita; e che quel giorno di subito improvviso non vi sopravvenga » Luca 21:34 (D).

« Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere, e di comparire dinanzi al Figlio dell’uomo » Luca 21: -36.

Lo stato della chiesa a quella epoca è così sottolineato dalle parole del Maestro riportate in Apocalisse 3:1:

«Tu hai nome di vivere e sei morto ». A quanti, poi, rifiutano di scuotersi dalla loro indifferenza, viene rivolto l’avvertimento solenne: «Se tu non vegli io verrò come un ladro, e tu non saprai a quale ora verrò su di te » Apocalisse 3:3.